Commenti di poesia: A Silvia

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22 settembre, 2007

A Silvia

Silvia, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?

Sonavan le quiete
stanze, e le vie d'intorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all'opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.

Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d’in su i veroni del paterno ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch’io sentiva in seno.

Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi?

Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
da chiuso morbo combattuta e vinta,
perivi, o tenerella. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco le compagne ai dì festivi
ragionavan d’amore.

Anche perìa fra poco
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negaro i fati
la giovinezza. Ahi come,
come passata sei,
cara compagna dell’età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è il mondo? questi
i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
onde cotanto ragionammo insieme?
questa la sorte delle umane genti?
All’apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.
(Giacomo Leopardi, Canti, 1828)

Mi piace partire da uno stralcio del 1828 dello Zibaldone, il celebre quaderno di appunti e pensieri di Leopardi: "una giovane dai 16 ai 18 anni ha nel suo viso, ne' suoi moti, nelle sue voci, salti ec. un non so che di divino, che niente può agguagliare […] quella speranza vergine, incolume che gli si legge nel viso e negli atti […] fanno in voi un'impressione così viva, così profonda, così ineffabile, che voi non vi saziate mai di guardar quel viso, ed io non conosco cosa che più di questa sia capace di elevarci l'anima[…] si aggiunga il pensiero dei patimenti che la aspettano […] della vanità di quelle care speranze […] ne segue un affetto il più vago e il più sublime che possa immaginarsi".

I temi di questa poesia sono racchiusi in questo stralcio: la speranza e il tramonto delle illusioni. Lascio ai professori amanti della storiografia spiegare che dietro al nome di Silvia si cela Teresa Fattorini, figlia del cocchiere dei Leopardi e morta giovane.
Stiamo sui versi: la prima parte è evocativa di una gioventù lieta, ma anche pensosa, quasi a presagire la sventura successiva. Eppure il mondo intorno a Silvia sembrava perfetto: il perpetuo canto, il cucito con le compagne e un avvenire vago, come quello di un qualsiasi adolescente che si rispetti.
Dall'altra parte, ecco lo stesso poeta, Giacomo Leopardi, che dal balcone ascolta e guarda, partecipe di quella vaghezza che rassomiglia tanto alla felicità. Nello sguardo e nel cuore, tutto si riempie di indefinito e di orizzonte: il mare da lungi, le speranze. Ma poi, secco come lo spezzarsi di un ramo, sale il verso centrale, lo snodo verso il tramonto di tutte le illusioni: O natura, o natura, / perché non rendi poi / quel che prometti allor? perché di tanto / inganni i figli tuoi?
E' quasi un atto di accusa verso la natura che prima illude e poi disillude: di nuovo Silvia, ma questa volta combattuta (che combatte) e già vinta ancora prima che l'erba ingiallisca.
E' la morte di Silvia, la morte della speranza che avviene all'apparir del vero. E' come se la speranza tramontasse davanti all'aridità e alla potenza della ragione, quella ragione che alza il velo dei dolci inganni per mostrare una tomba ignuda, ancora da lontano, nel prolungamento d'un ricordo che fa rivivere Silvia, ma che è anch'esso illusione.
Di questo ci sta parlando Leopardi, dipingendo una delle figure più immortali di tutta la poesia italiana: della speranza che nasce nel maggio della vita e tramonta agli inizi dell'autunno, di una breve stagione in cui si pensa di potere ordire la trama di un ancorché vago futuro e della rottura dell'incantesimo, alla caduta delle illusioni giovanili.

C'è tutto il pessimismo leopardiano, la sua concezione della vita come sofferenza condita da una breve stagione di felicità: in fondo dietro a Silvia c'è sempre il poeta, un po' come in quei ritratti in cui si dice che si celi il ritratto dell'autore (la Gioconda di Leonardo, ad esempio). La bellezza di questa poesia è proprio in questo doppio gioco: il fondere un episodio realmente accaduto, la morte di Silvia, con quella che è la vicenda tragica di tutte le umane genti e soprattutto quella del poeta stesso, stupendamente razionale. C'è il passaggio dal particolare di Silvia, all'universale del genere umano, da una ragazza che muore giovane alla accidentalità della specie umana. L'eccezionalità di Leopardi sta nel fare alta filosofia con linguaggio poetico: insomma, fa tutte e due le cose più difficili contemporaneamente, e le fa bene entrambe. Poi potremmo discutere del pessimismo, dissentire, toccarci scaramanticamente, ma queste cose lasciano il tempo che trovano: forse sono ancora peggiori delle illusioni, sono sciocca volontà di non sentire e non ascoltare chi la pensa in maniera diversa da noi.

20 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissimo sito davvero, stupende le poesie anche noi abbiamo aperto un sito sulle poesie in ambiente natalizzio, se ti va di visionarlo..

Bea ha detto...

adoro leopardi
non ,mi stupisce che per milioni di personi lui, sia un mito
secondo me esprime una realtà che è nelle menti ancora oggi...
ade esempio ne "la domenica del villaggio" (qui non citata) paragona il sabato all'età giovane. e la domenica a quella adulta. il sabato, ovvero la gioventù, è una prospettiva di sogni verso la domanica (età adultà), un giorno, o un età lieto/a, spensierata, allegra..dove si possono assaporare i piaceri della vita (godi fanciullo mio..)..mentre la domenica (età adulta) non è la prospettiva di successo tanto sognata, ma un susseguirsi di delusioni, noie e proccupazioni. io, tredicenne, interpreto questo come un inno al divertimento, (qunado sarò aduta di sicuro la penserò in una altro modo), dal famoso verso "godi fanciullo mio..." deduco...ora che hai l'età...divertiti, goditi la vita finchè sei in tempo..sei giovane...stessa cosa nella poesia "a silvia"..silvia ha potuto godere i piaceri della vita in gioventù. e quasi è una fortuna che sia morta non dovendo affrontare i malumori della vita adulta. credo che leopardi scriva così proprio per dare un incoraggiamento..lui non ha potuto avere una vita da normale adolescente. incoraggia gli altri, che possono, ad averla.

ma naturalmente questa è solo un opinione

un caloroso saluto a tutti

ps. scusate la scorrettezza di esprimersi ma ho solo 13 anni

Anonimo ha detto...

secondo me Leopardi è uno dei poeti più brutti della storia della poesia italiana.Questo è in contraddizione con il mio carattere di essere ottimista, perciò non mi piacciono le sue poesie...poi anche perchè non esprimono cose reali,ma solo astratte...invece il mio poeta preferito,cioè Manzoni,con la poesia"il 5 maggio" spiega tutta la storia,dalla vita alla morte, di una persona come Napoleone...e perciò ha espresso con questa poesia un fatto realmente accaduto e non pensieri astratti.Questa è la mia opinione;se avete qualche cosa da rispondermi fatelo subito sul blog...



PS:scusate anche me per il modo di esprimermi ma anche io come bea ho 13 anni....

Anonimo ha detto...

Intanto cara bea il titolo non è la domenica del villaggio, ma il sabato del villaggio e non mi sembra giusto storpiare il titolo di un poesia così bella e importante. anche io ho tredici anni ma se non so le cose non le dico invece che dire cavolate e poi non è una scusa dire ho tredici anni allora scrivo un po' come mi pare. a parte questo le poesie di leopardi sono bellissime se no non sarebbero diventate patrimonio dell'umanità.

ciao a tutti
p.s bea sarà meglio che ti studi un po' di letteratura xd xd

Anonimo ha detto...

sono quella che ha risposto a bea dicendo di studiare, gradirei una risosta.

Anonimo ha detto...

carissima bea hai detto tante cavolate, leopardi vuole dire che silvia è morta prima di godersi tutta la gioventù non che ha avuto fortuna!!!!!!!!non so come tu non ti possa vergognare di aver detto ste cavolate sono daccordo con anonimo. studia che ti conviene. lo so perchè ho un'amica proff

Stepius ha detto...

Ragazzi, non litigate.
Bea ha sbagliato titolo (la domenica del villaggio)e quindi dal punto di vista didattico è in torto. Poi ha espresso una sua personale interpretazione concludendo con "ma naturalmente questa è solo un'opinione".
Del suo commenti, mi piace l'idea che le interpretazioni siano legate all'età: si tratta pur sempre di "vedere" qualcosa e la vista, si sa, spesso muta con l'invecchiamento.

Per quanto riguarda la disputa Leopardi / Manzoni, ritengo che ognuno possa dire la sua. Io trovo Manzoni prolisso e preferisco la poesia concettuale e di'immagine rispetto quella intrisa di agganci storici. Insomma, Bud Spencer stava con gli ippopotami, io sto con Leopardi :-)

ciao e grazie

Anonimo ha detto...

vai a farti fottere.....ti garba cm risposta?!!

Anonimo ha detto...

salve a tutti ..sn stefano....quinto anno di liceo , ho studiato leopardi...niente da dire sulla sua tecnica...suppongo ke dal punto di vista espositivo nessuno di noi possa aver da ridire sul suo metodo..unico forse, ma lasciatemi dire ke un uomo, distrutto mentalmente cm leopardi, alla ricerca di un qlcosa, forse di sdebitarsi cn la vita, ke x come lui la considera è un errore...dai..cioè..riprendiamoci un pò tutti e mandiamo il caro Giacomo in analisi...c msi può far studiare a dei ragazzi in piena fase d'apprendimento un autore ke dice "xk siamo nati?x mostrare ke era mejio ke n nascessimo affatto?" poi dicono le l apercentuale di suicidi cresce a dismisura...scusate lo sfogo...ma n elogiate un autore sl xk bravo..ma fatelo xk vi piace...

Anonimo ha detto...

Grazie davvero questo sito è meraviglioso...tutti voi mi avete aiutato veramente...grazie mille

Anonimo ha detto...

Leopardi è uno dei miei poeti preferiti, adoro tutte le sue poesie e in particolare "A Silvia".
Di questa poesia mi piace molto la riflessione di Leopardi sui sogni della giovinezza e sulla felicità tanto sperata che alla fine, come dice lui, non esiste.Secondo me, un'altra poesia molto bella di Leopardi è l'Infinito, qui il poeta utilizza la fantasia per immaginare ciò che non può vedere.

Anonimo ha detto...

la poesia "A Silvia" è stupenda....
ogni ragazza vorrebbe sentirsi dire cose simili

Anonimo ha detto...

ciauu a tutti magari bea ha sbagliato e può capitare!!!!!!!!!e se è x questo a me studiare epica non mi piace però devo dire che il sabato del vilaggio è molto bella invece a Silvia di meno!!!!!!!!!comunque bea nn ti scoraggiare a volte capita di fare errori si lo so il tuo era un grande errore ma non ne fare un dramma

valentina ka ha detto...

bella poesia

valentina ka ha detto...

io sono valentina di cogniome ka e voi

MOMO ha detto...

Per me leopardi,si è noioso ma per la letteratura è stato il migliore, è la avrei accertato io proprio se fossi un amante della letterattura e non lo sono,quindi certe volte mi chiedo perche certe poesie lunge e noiose non se le tiene per se IN FONDO CHI FA PER FA PER TRE.

Anonimo ha detto...

io odio giacomo leopardi . le sue poesi non hanno senso. invece il 5 maggio di manzoni ha un senso logico perchè spiega l'inizio della vita di manzoni e la fine di manzoni. A ME LEOPARDI FA CACARE

Anonimo ha detto...

Bhe leopardi è uno scrittore fantastico..inftt lo adoro cm poeta le sue poesie trasmettono molto specialmente a silvia e il passero solitaro..inftt la produzione letteraria di leopardi
tocca in profondità
la sensibilità di kiunque si sia
accostato ad essa con interesse..

Anonimo ha detto...

Lo sapevi? Pare che nello scrivere A Silvia, Leopardi si sia ispirato anche alla figura di Giuseppe Olivi di Chioggia, morto di tisi a ventisei anni. Non lo sa nessuno, ma il famoso "limitare di gioventù" che tutti leggono su a Silvia si leggeva per la prima volta su una commemorazione funebre di più di vent'anni prima scritta proprio per questo povero ragazzo.

Anonimo ha detto...

Lo sapevi? A Silvia è stata scritta anche per il naturalista chioggiotto Giuseppe Olivi (fuggitivi salivi schivi perivi festivi...) morto di tisi poco dopo i vent'anni, e già famoso nelle accademie di mezza Europa.