Commenti di poesia: Alle fronde dei salici

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27 aprile, 2007

Alle fronde dei salici

Alle fronde dei saliciE come potevano noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.

(Salvatore Quasimodo, Giorno dopo Giorno, 1946)


Spesso si pensa che la poesia sia qualcosa di astratto e che il poeta sia una persona che vive in una sorta di mondo sopra le nuvole. Per fortuna ci sono poesie come questa a riportarci coi piedi per terra.
Si parla del lato scuro della guerra, delle vittime, dell'impossibilita di spiegarne l'orrore. C'è il silenzio di chi non può fare altro che assistere allo sterminio, alle rappresaglie tedesche che non fanno distinzione tra fanciulli, donne e adulti. Ecco allora una poesia di silenzioso lamento, che richiama il salmo 137 della Bibbia. Là si parlava del popolo ridotto in schiavitù a Babilonia, qui di un invasione che mette in luce tutto il lato più duro dell'esistenza, della sopravvivenza. In fondo questa è una poesia per sopravvissuti: in una landa di erba dura e ghiacciata, dove i fanciulli- agnelli portano sulle spalle la loro sofferenza, dove l'urlo delle madri è già un lutto, i poeti sopravvivono. Ma là, dove ogni comunicazione si è rotta, dove anche il palo del telegrafo diviene un crocifisso non esiste gloria: le cetre che ai greci servivano a cantare gli eroi restano mute al vento. L'olocausto della guerra non lascia spazio per canzoni. Nel dominare di colori tra il grigio e il nero, anche l'unico richiamo al verde, i salici, è ricolmo di pianto. Immagine forte quella delle cetre al vento; una poesia vittima delle circostanze, ma per fortuna, ancora alta, capace di sollevarsi, di fare un voto, una preghiera: forse un gesto vano, un oscillare debole e lieve, ma è l'unico segno che, di fronte a un piede straniero e spietato, restituisce una dimensione di debolezza che eleva l'uomo. E in quel mutismo desolato che fa emergere ancora più forti le grida degli innocenti, in quel quadro dove anche la croce non è altro che condanna, il poeta non può fare altro che cantare l'impossibilità di cantare.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

CIAO IL COMMENTO NN SI PUò FARE CIAO

Anonimo ha detto...

è difficile xk la poesia è mlt significativa

Anonimo ha detto...

IL COMMENTO è MOLTO BELLO E MOLTO SIGNIFICATIVO ... MHA PER ME QUESTO COMMENTO NN VA BENE PERCHè NN SONO COSA !!

Anonimo ha detto...

bellissima poesia!!!e bel commento..si poteva scrivere xo qualcosa di piu...ti amo amore my..a domaniiiiiii

Anonimo ha detto...

che bella poesia è mlt significativa

Anonimo ha detto...

la poesi non l' ho capita tanto e il commento non mi ha aiutata affatto!!!