Commenti di poesia: L'orfano

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02 febbraio, 2007

L'orfano

Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca.
Senti: una zana dondola pian piano,
un bimbo piange, il piccol dito in bocca;
canta una vecchia, il mento sulla mano.
La vecchia canta: intorno al tuo lettino
c'è rose e gigli, tutto un bel giardino.
Nel bel giardino il bimbo s'addormenta.
La neve fiocca lenta, lenta, lenta.

(
Giovanni Pascoli, Myricae, 1891, 1903)


Delicata poesia, questa di Pascoli: la neve che fiocca a non finire incornicia un quadretto in cui un'anziana donna, canta la ninna nanna al bimbo orfano adagiato nella culla, quella zana antica, tipica della cultura contadina. C'è continuità tra il bambino e la vecchietta: il bimbo piange e la vecchia canta, l'infante ha il dito in bocca e l'anziana il mento sulla mano. Questa continuità è il calore umano, quello che fa sì che il mondo intorno si trasformi, che anche d'inverno fioriscano rose e gigli. C'è anche un altro filo sottile che forse lega i due destini: la comunanza della perdita, nell'ipotesi che la vecchietta sia la nonna e il bimbo il nipotino. In tal caso l'una avrebbe perso la figlia, l'altro la madre.
Sono presenti, insomma, tutti gli ingredienti tipici della poetica pascoliana, dall'assenza delle figure genitoriali (Pascoli rimase presto orfano) alla casa come nido protettivo, ma fermarsi qui sarebbe limitante. Di questo breve componimento è bello sottolineare la presenza e il ripetersi di gesti millenari, della cura dell'adulto per il bambino, un'affetto che che permette alla vita di proseguire nella sua cantilena, di generazione in generazione, con una lentezza della quale quasi non ci si accorge, con un incanto lieve come quei fiocchi di neve che si posano ad uno ad uno sul terreno fino a renderlo completamente bianco.

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