Commenti di poesia: Epigramma

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05 febbraio, 2007

Epigramma

Sbarbaro, estroso fanciullo, piega versicolori
carte e ne trae navicelle che affida alla fanghiglia
mobile d'un rigagno; vedile andarsene fuori.
Sii preveggente per lui, tu galantuomo che passi:
col tuo bastone raggiungi la delicata flottiglia,
che non si perda; guidala a un porticello di sassi.
(Eugenio Montale, Ossi di seppia, 1925)


Montale dedica Ossi di seppia a Camillo Sbarbaro. Attraverso questo epigramma ne intesse una lode e formula un augurio. Il paragone col fanciullo è calzante: per alcuni toni la poetica di Sbarbaro si accosta a quella di Pascoli. Ma è la sofferenza meditata e nello stesso tempo vissuta come necessaria ad avvicinarlo a Montale. Ed ecco allora la fatica di vivere, quelle navicelle multicolori che non stanno in un mare pulito, bensì in una fanghiglia densa. La preghiera al tempo galantuomo, che faccia giungere le barche ad un porticciolo, è delicatamente piena di ammirazione. Che il tempo renda giustizia alle opere di Sbarbaro, è l'augurio di Montale.

Al di là della dedica personale, è importante sottolineare come anche in questo breve componimento siano presenti i temi destinati a segnare tutto il percorso di Ossi di seppia: alla brevità dell'epigramma corrisponde la piccolezza dell'universo descritto, ma quel microcosmo resta comunque una miniatura del mondo marino che andrà a caratterizzare il paesaggio di tutta l'opera. Le navi, il mare, il porto: la Liguria come simbolo della vita, della sofferenza poetica, la fanghiglia mobile d'un rigagno come il rivo strozzato che gorgoglia sintomatico del male di vivere.

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