Commenti di poesia: La casa dei doganieri

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06 agosto, 2006

La casa dei doganieri



Tu non ricordi la casa dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t’attende dalla sera
in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sostò irrequieto.
casa dei doganieri
Libeccio sferza da anni le vecchie mura
e il suono del tuo riso non è più lieto:
la bussola va impazzita all’avventura
e il calcolo dei dadi più non torna.

Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s’addipana.
Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana
la casa e in cima al tetto la banderuola
affumicata gira senza pietà.

Ne tengo un capo; ma tu resti sola
né qui respiri nell’oscurità.
Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende
rara la luce della petroliera!

Il varco è qui? (Ripullula il frangente
ancora sulla balza che scoscende...)
Tu non ricordi la casa di questa
mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.

(Eugenio Montale, Le Occasioni, 1939)

Il tema di questa poesia è il ricordo. Dico ricordo, non memoria. Il ricordo infatti è qualcosa di molto più legato al cuore: un vecchio può avere poca memoria, ma il ricordo, ah, il ricordo non glielo toglie nessuno. In quanto custodito nelle segrete del cuore, il ricordo è qualcosa di personale, così ogni ricordo è il mio ricordo, non quello di qualcuno altro: non esistono ricordi comuni, solo memorie, foto, forse discorsi. Ma nel suo nucleo profondo, ogni ricordo è personale e irripetibile.

E così eccoci sulla soglia del ricordo, in quella piccola casa, su quella soglia dove sostare è vietato, una casa che se ne sta lì, sembra attendere qualcuno, che forse non c’è o che forse è già arrivato e non tornerà più. Passa il vento, un libeccio che suscita fantasmi del passato, risa e destini ormai immateriali. Ma sono fantasmi personali, che appartengono al ricordo del poeta, nessun filo li lega alla persona ricordata: e il ricordo si fa solitudine.

Due solitudini lontane, da un capo all’atro di un filo invisibile, nemmeno un respiro, solo una luce in lontananza. Ma è proprio quella luce che forse ha acceso il ricordo, che ha aperto un varco oltre l’orizzonte. E allora il tempo non ha nulla a che vedere con la casa, le distanze non esistono più, come il mare che eternamente batte sugli scogli, così il ricordo si getta sulle pareti del cuore, quell’inesistente che esiste, quel nulla concreto… e tutto è presente, proprio nell’attimo in cui è andato, su questa dogana vuota a strapiombo sull’esistenza.

21 commenti:

Anonimo ha detto...

commento bellissimo, ricco di suggestioni e di spunti emotivi:un'anima che se sfiora un'altra. grazie

Stepius ha detto...

Grazie a te. Ripassa pure quando vuoi, tanto io non so mai chi va e chi resta.

Anonimo ha detto...

non leggetelo è orrendo fidatevi by debby

Anonimo ha detto...

grazie, mi sarà molto utile per il tema di analisi testuale che devo portare per domani. Ma grazie anche perchè me l'hai fatta capire davvero.. e ripensandoci, mi ci ritrovo un pò in quest'idea di montale. doveva conoscerle bene le persone.. io non sarei mai capace di trovare queste verità nascoste, ed esprimerle cosi bene in poesia(che seppur difficile..una volta capita ti da un immagine davvero chiara e veritiera del concetto!!!!)

Stepius ha detto...

Grazie a te. Prima di tutto Montale doveva conoscere bene se stesso: il ricordo è una questione molto personale, un fatto di cuore.
ciao

Anonimo ha detto...

Montale merita indiscutibilmente di più. Poala

Anonimo ha detto...

bruttissimo il commento.
La Poesia non è qualcosa che puoi stravolgere secondo quello che ti passa per la testa. Più filologia e meno Croce.
Quoto Poala (Paola?)

Stepius ha detto...

Nemmeno parlare per slogan è poetico. Parlare della Poesia con la P maiuscola forse, ma è un discorso per pochi.
Comunque qui ci sono delle interpretazioni, dei commenti senza pretesa filologica. La domanda che muove ogni commento è: cosa sucita in me questa poesia? Che emozione muove?
Se cerchi un retore, uno storico o un maestro di grammatica hai sbagliato posto. Mi dispiace.

bye

Anonimo ha detto...

Bruttino...

Anonimo ha detto...

Mi è piaciuto molto il commento della poesia...sono passata di qui per caso, devo dire che il discorso sul ricordo, che è diverso dalla memoria, mi ha molto colpito e mi ha fatto pensare, cio che hai detto è più che vero. Stefania91

Anonimo ha detto...

Molto bello questo commento! :)

Valentina ha detto...

ciao....finalmente leggendo il tuo commento ho capito il senso di questa poesia...grazie mille..mi sarà molto utile sia per l'interrogazione di italiano sia per la simulazione della prima prova che ho sabato e che quasi sicuramente vedrà da analizzare questa poesia....purtroppo in classe con la spiegazione non ci avevo capito molto...poi però leggendo questo tuo commento e facendo delle associazioni mi sono ritrovata in questa poesia...grazie mille e continua a scrivere così bene!ciao ciao!

Anonimo ha detto...

salve io vorrei che qualcuno approfondisse un pò la questione dei dadi e della bussola.. il caso che interviene negli eventi umani..e toglie al poeta anche l'ultima speranza di vedere l'amata.. vi prego se potete approfondite questa questione. grazie in anticipo :)

Anonimo ha detto...

dogana vuota a strapiombo sull esistenza... mi piace.!Potresti darmi suggerimenti x un introduzione x la tesina sull uomo e il senso della vita??

Fabrizio ha detto...

La bussola va impazzita perché l'uomo ha perso ogni riferimento, dopo il crollo di ogni tipo di stabilità, per un liberale scettico come Montale anche politica. Il calcolo dei dadi non torna perché non c'è più alcuna identità salda, nessuna fede né religiosa né materialista: i vivi in Montale sono morti e i morti con la loro presenza sorda e inapparente contano come i vivi. In merito all'espediente retorico qui usato non si tratta né di una similitudine né di una metafora, poiché mancano i secondi termini. Si tratta di "correlazione oggettiva", il cui primo utilizzo compiuto si deve a Thomas Eliot, poeta caro a Montale. Fabrizio Filabbi

Stepius ha detto...

Grazie Fabrizio per il tuo commento colto e preciso.

Giuliana ha detto...

complimenti, ottima interpretazione. mi è piaciuta anche la spiegazione di Fabrizio, grazie ad entrambi :)

Anonimo ha detto...

l'interpretazione è importante in una poesia... però l'analisi di un testo e un commento professionale sono procedimenti oggettivi. Montale voleva trasmettere un'idea... ognuno la interpreta come vuole... ma l'idea rimane quella lì e non è che su un tema si può scrivere qualcosa di "campato per aria"... Non facciamo i poeti quando dobbiamo commentare professionalmente i poeti!! io la penso così..poi xò.. xD

Anonimo ha detto...

ahahah.... sono d'accordo con l'anonimo di prima... bellissimo il commento (ancora più splendido è quello di Fabrizio, anzi il tuo mi è piaciuto proprio) xò la poesia è poesia e non la puoi cambiare in base a come ti senti tu fino a sto punto... :) ps: Fabri ancora complimenti *-*

StePius ha detto...

Beh, dipende dal punto di vista: "L'uomo è misura di tutte le cose" diceva Protagora.
Certo, io non sto interpretando Montale, io sto solo espletando quello che dicono a me i suoi versi. Per questo non sono un crtico ufficiale, tanto meno un insegnante, anche se avrei i titoli e le competenze per farlo. Guardo un dipinto, leggo una poesia e mi emoziono. Niente di più: forse è poco, forse è troppo, ma a me, per questo blog fuori dalle righee, basta così. Ciao.

Fabrizio ha detto...

A proposito dell'intepretazione, per ricollegarmi al precedente commento di un anonimo: un procedimento oggettivo di interpretazione di enunciati linguistici può ammettersi soltanto per espressioni letterali, quali ad esempio quelli delle formulazioni di teorie scientifiche. La poesia si avvale invece del linguaggio comune, la cui caratteristica principale è la polisemia, ossia la pluralità di significati delle parole. E' impossibile interpretare un testo poetico al di là di una componente profonda di temporalità, sensibilità soggettiva, precomprensione storicamente determinata. Parlare di un'interpretazione oggettiva significa ignorare la complessità delle lingue naturali, di cui la poesia si serve. Tutta la storia della filosofia distingue chiaramente il tema dell'interpretazione da altre forme di conoscenza di tipo ipotetico-deduttivo. Ma se anche l'interpretazione avesse dei limiti sostanziali insuperabili, non fu uno dei più grandi poeti italiani che fondò la sua poetica, cioè la possibilità stessa di essere poeta, sul "vago" e l'"indefinito"? Se proprio si vogliono tentare paragoni, l'intepretazione della poesia, come forse tutta la semantica, potrebbero paragonarsi ai procedimenti diagnostici che usava la medicina prima che esistessero gli esami di laboratorio... Sarebbe un discorso da approfondire. Il medico cercava di raccogliere una serie disparata di sintomi e segni in funzione dei principi logici di coerenza, di somiglianza, di uguaglianza, di differenza, ecc... Visti la rudimentalità del metodo e la scarsità dei risultati che si ottenevano, perché l'interpretazione "oggettiva" delle poesie dovrebbe avere diversa fortuna?